Paola MazzocchinTutto quello che c’è da sapere prima di portare a casa un animale “alieno”
Animali esotici come cuccioli da compagnia
Secondo stime ufficiali l’Unione Europea è il secondo importatore di animali esotici, senza considerare il mercato illegale, giunto al terzo posto per volume di affari, dopo il traffico di droga e di armi.
Una tendenza sempre più diffusa anche nel nostro territorio, specie negli ultimi anni.
Da una parte pesa il desiderio di detenere un animale esotico o selvaggio come animale domestico, dall’altro ci sono l’emergenza dell’abbandono in natura di molti di questi animali, la salvaguardia della biodiversità, la salute di questi esseri viventi e un più alto rischio di zoonosi, ovvero di malattie trasmissibili dall’animale all’uomo.
“Considerare ‘animali domestici’ scimmie, coccodrilli, iguane o ragni è assurdo per loro salute e tutela – ci dice Samantha Cappeller, responsabile didattica di un parco zoo-faunistico del vicentino impegnato nella tutela delle specie a rischio -. Ogni giorno riceviamo persone che ci chiedono di accogliere i loro animali. Spesso si tratta di esemplari la cui vendita al privato è vietata e sono stati, quindi, acquistati o reperiti illegalmente. La normativa in materia è precisa: i parchi specializzati possono accettare da privati solo animali in possesso della regolare documentazione prevista per legge. Gli animali del giardino zoologico sono esemplari che sono stati sequestrati dagli organi di competenza e sono stati inseriti in circuiti specializzati per la tutela delle specie minacciate. I controlli della Forestale si sono intensificati negli ultimi anni per combattere l’importazione illecita di esemplari protetti. Recentemente abbiamo ospitato in affido numerosi esemplari di uistiti, scimmiette che in natura vivono nell’alto bacino del Rio delle Amazzoni, tra Brasile, Colombia, Perù e Bolivia. Erano destinate al traffico illegale, ma sono state recuperate nel corso di un sequestro, presso un aeroporto italiano. Abbiamo collaborato con la Forestale nella fase di addestramento di cani preparati a riconoscere l’odore di questa specie, attraverso specifiche lezioni sul posto, nei siti in cui vivono altre uistiti, all’interno del nostro parco. Oggi il ruolo dei giardini zoologici è, attraverso un lavoro di rete, quello di favorire la riproduzione di questi animali a rischio in appositi siti semi-naturali, per una successiva reintroduzione negli habitat più adatti”.
Insolite richieste
“Le richieste d’accoglienza sono le più diverse. Pitoni, boa constrictor, iguane: il rettilario del parco è stato allestito in seguito al crescente numero di esemplari che ci sono stati portati da privati– ci racconta la responsabile del centro. – Poi c’è tutto il lavoro della Forestale: qualche anno fa ci hanno portato un coccodrillo che era stato abbandonato lungo una pista ciclabile nel cuore di Padova. E’ evidente che, oltre ai rischi per la sicurezza dell’uomo, si tratta di animali non adatti a vivere come comuni animali da compagnia e costretti a condizioni di vita inadeguate. Vengono abbandonati, specie se i proprietari sono sprovvisti di regolari documenti, con ben poche probabilità di trovare una nuova e adeguata sistemazione. Arrivano persone con ragni esotici, ci portano splendidi esemplari di pappagallo perché disturbano e in casa non si può più riposare, cani della prateria (roditori) perché rosicchiano i mobili distruggendo l’arredamento, o iguane, perché non possono essere lasciate sole per giorni e il proprietario si deve assentare per lunghi periodi. Allora la soluzione è una e si chiama: informazione e sensibilizzazione. Per questo, da molti anni ormai, lavoriamo a stretto contatto con le scuole, attraverso incontri in loco e laboratori didattici a tema. I bambini rispondono sempre con grande sensibilità”.
Le regoleEsiste un accordo internazionale che tutela le specie animali e vegetali a rischio estinzione. Si chiama “CITES” (Convention on International Trade of Endangered Species), è applicato a 127 Paesi ed è in vigore in Italia dal 1980. L’Unione Europea ha ulteriormente infoltito la lista di specie protette previste dall’accordo. Sono oltre 36.000 le specie inserite nel regolamento comunitario. In Italia, le documentazioni necessarie sono rilasciate dal Corpo Forestale dello Stato e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Da sapereÈ vietato importare, ri-esportare, trasportare, vendere, esporre e detenere gli esemplari protetti dal CITES che siano sprovvisti di appositi permessi.
Secondo quanto riportato nel sito ufficiale del Corpo Forestale dello Stato, sono centinaia le specie animali e vegetali la cui vendita è vietata e decine di migliaia quelle regolamentate dal CITES. Sono così protetti pappagalli, scimmie, rettili, felini e molte altre specie; animali selvatici come daini, cinghiali, volpi o esemplari impagliati, gusci di tartaruga, pelo di felini, etc.
Prima di acquistare un esemplare di specie tutelate dal CITES bisogna essere provvisti delle necessarie autorizzazioni. In caso di violazioni sono previste sanzioni molto pesanti (multe salatissime, confisca e, nei casi più gravi, l’arresto), secondo la legge in vigore.
BOX:
“Attento a cosa acquisti: un alieno è per sempre!” è lo slogan di una campagna promossa da UIZA, Unione Italiana Zoo e Acquari, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza dell’abbandono in natura di animali esotici e selvatici.
“L’alieno è l’animale o vegetale costretto a vivere in una zona diversa da quella di origine. E diventa invasivo se si diffonde modificando l’ambiente e/o causando danni alla salute e all’economia”.SOS TARTARUGHE.
Allarme tartarughe “aliene”: il lavoro di “Missione Emys”.
“Missione Emys” è un progetto, realizzato in collaborazione con Ekoclub International, di ripopolazione e salvaguardia della nostra tartaruga palustre europea, la “Emys Orbicularis”. Oggi, anche in questo territorio, le popolazioni sono frammentate e ridotte a pochi individui, a rischio di estinzione entro breve tempo. Le cause sono la progressiva riduzione dell’habitat naturale, i metodi invasivi utilizzati per la pulizia dei canali e, soprattutto, l’abbandono in natura di specie non autoctone (o “aliene”), tra cui la diffusissima tartaruga “Trachemys”.
“Sono le tartarughine d’acqua trovabili ovunque: nelle bancherelle delle sagre paesane, nei negozi di animali, si comprano e si regalano come fossero giocattoli perché sono piccoline, graziose e costano poco. Ma quando crescono e diventano più impegnative da gestire (escono dall’habitat domestico, troppo ridotto per le loro esigenze), vengono molto spesso liberate in natura. Attualmente hanno infestato l’habitat naturale delle nostre tartarughe palustri Emys Orbicularis, mangiano il loro nutrimento e il rischio, per le Emys, è l’estinzione. Il parco – spiega la responsabile didattica della struttura, Samantha Cappeller – ospita un centro di ripopolamento delle Emys e un centro di accoglienza per Trachemys. Il problema è che la maggior parte dei proprietari detengono questi animali senza alcuna certificazione, e la normativa vigente non ci permette di accogliere animali sprovvisti di una regolare ‘carta d’identità’. Riceviamo richieste ogni giorno”.