
Bullismo e il cyber bullismo
Bullismo e cyber bullsimo: si combatte con formazione e prevenzione
“Be the change: unite for a better internet” è questo lo slogan del Safer Internet Day 2017 (#SID2017), la giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita e promossa dalla Commissione Europea che, giunta alla sua XIV edizione, quest’anno si celebra in contemporanea in oltre 100 Paesi per far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno e ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro (fonte Ministero dell’Istruzione).
Chiediamo alla dottoressa Luigia Milani psicologa Clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di questi fenomeni.
Dottoressa Milani quando sentiamo parlare di bullismo e di cyber bullismo cosa intendiamo?
Per bullismo si intende il fenomeno delle “prepotenze portate avanti ripetutamente- da bambini e ragazzi- all’interno di un gruppo (soprattutto in ambito scolastico), da parte di qualcuno che fa o dice cose per avere potere su un’altra persona”. È possibile distinguere tra bullismo diretto, che avviene attraverso l’azione, e bullismo indiretto, che tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola, per mezzo soprattutto di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, toccando i punti deboli, ridicolizzandoli, deridendoli.
Si parla di cyberbullismo quando le azioni di bullismo avvengono tramite strumenti telematici (posta elettronica, social network, chat, blog, forum) o attraverso il telefono cellulare. In pochissimo tempo le vittime possono vedere la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia, e i contenuti, una volta pubblicati, possono riapparire a più riprese in luoghi diversi. Tali molestie provocano ferite interne, con vissuti di vergogna, umiliazione e rifiuto, e conseguente eliminazione di qualsiasi volontà di aggregazione, isolamento, fino a depressione o, nei casi peggiori, ideazioni e intenzioni suicidarie. In espansione negli ultimi anni, secondo le ultime rilevazioni il bullismo sembra coinvolgere prioritariamente bambini tra i 7 e i 10 anni e ragazzi tra i 14 e i 17 anni.
Che caratteristiche ha il fenomeno di bullismo di gruppo e quali sono i tratti distintivi dei soggetti che ne fanno parte?
Il fenomeno è spesso di gruppo perché il bullo ha bisogno del gruppo per sentirsi forte e sostenuto. La sua natura è, comunque, sempre di tipo relazionale perché riguarda il bullo, il gruppo, che ne è complice e si identifica con lui, e la vittima, che finisce col trovarsi in una situazione di sudditanza. Il prevaricatore vuole prendere di mira chi è ritenuto “diverso”, di solito per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale o politico, abbigliamento e così via. Spesso i molestatori appartengono essi stessi a classi sociali o a situazioni familiari disagiate, vanno male a scuola, ecc…e possono vedere la vittima come escludente, appartenente ad un contesto più agiato. A sua volta la vittima, di solito, è una persona particolarmente insicura, timida o dipendente. Entrambi, bullo e vittima, possono trovarsi inconsapevolmente a ripetere, nelle loro vicissitudini, degli schemi relazionali che vivono nelle loro famiglie, o a reagire ad essi.
Come si fa a combattere il bullismo, ma anche capire chi è e perché il bullo fa il bullo?
Bisogna tenere presente che il bullismo coinvolge l’ambito sociale dei rapporti, cioè l’ambito scolastico, con le relazioni tra i coetanei e gli insegnanti, e l’ambito familiare, dove spesso i ruoli vengono stravolti, le emozioni calpestate, lo sviluppo dei ragazzi dimenticato; tali dinamiche vengono trasferite in ambito scolastico per poi intrecciarsi con le relazioni con gli insegnanti e con i coetanei. Ciò vale sia per i bulli sia per le vittime.
È quindi importante, da parte degli insegnanti, cercare di capire i rapporti del bullo e della vittima con i compagni e con il gruppo classe, attraverso un’osservazione attenta del gruppo e delle dinamiche al suo interno: per esempio, l’isolamento di un soggetto, la creazione di gruppetti rigidi, la forte personalità di un alunno. Da parte dei genitori è importante essere molto attenti su eventuali cambiamenti dell’umore del figlio/a, come una maggiore cupezza, o chiusura, eventuale isolamento, atteggiamenti di dipendenza, comparsa di eventuali sintomi somatici, o cambiamenti nei rapporti con i compagni di classe.
Lo slogan della giornata contro il bullismo è condivisione, formazione e prevenzione. Sono queste le basi per sconfiggere il bullismo ed il cyber bullismo?
Sì: è importante aiutare sia il bullo che la vittima non isolandoli, ma riportandoli all’interno del gruppo classe, condividendo quindi l’accaduto e favorendo una possibilità di coinvolgimento e di reintegrazione nello stesso gruppo. Spesso i ragazzi vittime non ne parlano sia perché hanno paura di ritorsioni, sia perché si vergognano di non riuscire a reagire alla situazione traumatica. In questo gli inseganti hanno un ruolo importante, così come le famiglie.
È importante, infatti, formare entrambi a cogliere i “segnali” dello svolgersi di tale fenomeno, ma è ancora più importante educare i bambini e i ragazzi. Ciò può essere effettuato a scuola, attraverso lavori di ricerca e di discussione, in particolare sulle diversità e sulla stigmatizzazione del diverso. Nelle famiglie bisogna lavorare sulle basi e prevenire ciò che può condurre a situazioni di disagio psicologico, che possono sfociare sia nella direzione del “bullo”, sia del “complice” che della vittima. Essenziale in questo è il dialogo.
Cosa sta facendo l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, contro il bullismo e il cyber bullismo?
Presso la sede di Roma Gianicolo, nella ludoteca, è aperto lo “spazio adolescenti time out”, rivolto a pazienti ed ex pazienti dell’Ospedale, dove questi temi sono trattati periodicamente, per fare prevenzione e spingere i ragazzi a condividere le loro esperienze.
Inoltre, nelle varie sedi dell’Ospedale, sono aperti sportelli ambulatoriali per gli adolescenti e le loro famiglie, sia come ambulatorio di Psicologia clinica, sia come ambulatorio di Neuropsichiatria infantile. È possibile, dopo un primo approccio lì proseguire la consultazione o essere orientati all’esterno presso altre Strutture abilitate.
di Endrius Salvalaggio