
Depressione: tra le malattie più frequenti
La depressione rischia di essere una delle malattie più frequenti: tra 15 anni un triste primato
La depressione è la malattia con la maggiore incidenza nei paesi occidentali, secondo le ultime stime, si calcola che negli anni a venire sarà la maggior causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. La consapevolezza di questa previsione vuole essere un modo per prenderne coscienza, e se possibile, di evitare di appartenere a questa statistica. Per fare questo, abbiamo pensato di porre alcune domande alla dott.ssa Compagno Sabrina, Dir. Medico e Unità Operativa Autonoma di Psichiatria – ULSS N. 15 di Camposampiero
Dott.ssa Compagno, è vero che la depressione è una delle malattie che colpisce attualmente 350 milioni di persone?
Secondo l’OMS la depressione affligge nel mondo circa 350 milioni di persone di tutte le età ed in Italia, secondo lo studio ESEMeD (European Study of Epidemiology of Mental Disorder), ogni anno oltre un milione e mezzo di adulti soffre di un disturbo depressivo. Sempre secondo l’OMS attualmente questo disturbo è al terzo posto in ordine di importanza per il carico che provoca in termini di disabilità e relativi costi e, se non verrà contrastato, salirà al secondo posto dopo le malattie cardiache entro il 2020 e al primo posto entro il 2030. I disturbi depressivi possono comparire in seguito di un evento scatenante (per esempio un lutto imprevisto e improvviso, separazioni o interazioni di legami affettivi, malattie fisiche soprattutto se croniche e invalidanti, licenziamenti, fallimenti o problemi sul lavoro, ecc) ma altre volte senza motivo apparente. In alcuni casi è possibile una predisposizione genetica avendo osservato che i parenti di primo grado di una persona con disturbo depressivo maggiore, hanno un rischio di 2-3 volte più alto di avere nella loro vita un episodio depressivo. Nelle donne la depressione può comparire in alcune fasi della vita, quali il periodo post-partum o durante il periodo di transizione verso la menopausa. Alcune malattie come quelle cardiovascolari e il cancro ed alcuni affetti collaterali di alcuni farmaci possono contribuire alla sua comparsa.
Se lo stato depressivo è diventato un problema di salute pubblica, come possiamo riconoscerlo per poi evitarlo?
L’individuazione precoce dei sintomi che possano far sospettare un esordio di disturbo depressivo è uno degli obiettivi principali su cui sono focalizzati gli interventi. In particolare negli ultimi anni si stanno intensificando interventi e progetti per favorire la collaborazione con le cure primarie e in particolare con i medici di medicina generale, che hanno il primo contatto con la popolazione e le loro famiglie; questo può favorire un pronto intervento e più efficace e favorire una collaborazione anche nella cura e nella presa in carico del paziente, per poi favorirne la guarigione.
Quali sono i campanelli di allarme che ci dovrebbero far capire se una persona è depressa?
Esistono dei sintomi chiave la cui comparsa può far sospettare l’insorgenza di tale disturbo, ossia la persistenza di tristezza e di un umore basso oppure la marcata perdita di interesse o di piacere: questi due sintomi possono comparire isolatamente o associati. A questi sintomi chiave, possono associarsi altri sintomi tra cui: il sonno disturbato; la diminuzione o aumento di appetito e conseguentemente di peso; la fatica o la perdita di energie; uno stato di agitazione o di rallentamento psicomotorio; una riduzione di concentrazione o uno stato di indecisione; la comparsa di sentimenti di svalutazione o eccessivi sensi di colpa, sino ad arrivare a pensieri suicidari. Tutto questo corredo di sintomi naturalmente deve essere riferito ad un medico il quale ne deve valutare le caratteristiche, la gravità, la modalità di insorgenza e la durata, gli effetti sul funzionamento della persona.
I farmaci attualmente in commercio riescono far scomparire la depressione?
La depressione maggiore può essere efficacemente trattata con terapie farmacologiche e alcune psicoterapie. In Italia solo il 29% dei soggetti affetti da depressione maggiore ricorre ad un trattamento nello stesso anno in cui insorge. Il trattamento della depressione ha lo scopo di ridurre o far scomparire i sintomi, ripristinare il consueto funzionamento personale e sociale nella vita del paziente, evitare le recidive. La scelta della terapia dipende dalla gravità e dalle caratteristiche della depressione. È importante sottolineare che, dal punto di visto clinico, la maggiore efficacia nel trattamento della depressione è determinata dall’uso combinato della terapia farmacologica e da un approccio psico-terapeutico.
La recidiva è frequente nella depressione?
Gli studi clinici hanno dimostrato che un uso dai 4 agli 8 mesi di trattamento con antidepressivi in occasione di un primo episodio depressivo, determina percentuali di ricaduta significativamente inferiori a quelle osservate in gruppi di controllo trattati con placebo. La percentuale di ricaduta infatti può essere dal 30 all’80% in quelli trattati con placebo ed è invece dallo 0 al 30% in quelli trattati con antidepressivi. In entrambi i casi la percentuale maggiore di ricadute si verifica nei primi tre mesi dalla sospensione. Una percentuale di depressioni maggiori ha andamento ricorrente e, secondo alcuni studi, una percentuale che va dal 50 al 85% di pazienti che hanno avuto un episodio depressivo maggiore può ripresentare un altro episodio depressivo nei successivi 5 anni; in alcuni di questi casi è quindi consigliabile una terapia di mantenimento allo scopo di prevenire l’insorgenza di tali recidive.
Per non ri-cadere in uno stato depressivo è corretto: a) fare prevenzione con dei farmaci; b) modificare il nostro stile di vita, consultando il medico?
Non vi è alcuna indicazione ad un trattamento preventivo con i farmaci, se non nel trattamento delle recidive. Poiché l’epidemiologia dimostra che l’essere disoccupati, disabili e casalinghe aumenta il rischio di soffrire di depressione, ovvero le difficoltà economiche risultano essere il fattore di rischio più rilevante, è evidente che in questo caso non è di tipo medico l’intervento di prevenzione più efficace. Il medico di base ha in questi è una figura importante, sia per il ruolo istituzionale che per la capillarità territoriale; questi oltre che essere l’interlocutore permanente di una domanda assistenziale ampia ed avere una profonda conoscenza dei contesti familiari e sociali degli assistiti, ha confidenza con i suoi pazienti i quali si rivolgono per chiedere consigli e, quindi, è in grado di influenzare ed orientare le scelte comportamentali dei pazienti medesimi. In sintesi, il percorso di cura di una persona affetta da depressione consiste in tre fasi: il riconoscimento precoce del disturbo, che è il primo passo a cui segue l’invio allo specialista (psichiatra) che formulerà la diagnosi e proporrà un intervento (e su tale base potrà consigliare un intervento farmacologico o psicoterapico o entrambi), e se il paziente verrà preso in carico dal servizio, questo invio dovrà essere seguito da una collaborazione ed una efficace comunicazione reciproca su andamento del trattamento e i suoi esiti.
di Redazione InFormaSalute