Chiara BonanIntervista alla dottoressa Cristina Smiderle, primario del reparto di Medicina Fisica e Riabilitazione del San Bassiano.
Che il boccone vada di traverso è un’eventualità che può capitare a tutti: per fortuna la natura ha previsto una soluzione efficace, la tosse, che interviene in modo “automatico” per impedire che cibo e bevande, anziché scendere nello stomaco, si infilino nei bronchi.
Esistono però delle situazioni che possono rendere meno efficaci i sistemi di protezione e di coordinazione della deglutizione: si va dai casi più lievi, che possono essere ricollegabili anche a un disturbo d’ansia, alle situazioni patologiche, di solito legate a malattie neurologiche come l’ictus, il Parkinson, la Sclerosi multipla, la SLA o l’Alzheimer, o all’esito di alcuni interventi chirurgici, in cui la disfagia mette il paziente a serio rischio di soffocamento o di inalazione del cibo, con conseguente aumento della possibilità di sviluppare broncopolmoniti. Tra i malati neurologici l’incidenza della disfagia si aggira tra il 30 e il 45%, rendendo questo gruppo il più importante dal punto di vista numerico e clinico. Per poter uniformare in maniera efficace le modalità di diagnosi e trattamento, all’interno dell’AUlss 3 è stato creato un gruppo di lavoro multidisciplinare diretto dalla dottoressa Cristina Smiderle, che ha definito una procedura aziendale corredata da un utile manuale che illustra come affrontare le problematiche legate all’alimentazione nei pazienti con disfagia.
Dottoressa Smiderle, la disfagia è sempre intrattabile?
“No, assolutamente. In molti casi è possibile controllarla con consigli educazionali e nutrizionali”.
Chi la diagnostica e chi la cura?
“In genere la persona che presenta segni e sintomi di disfagia viene dapprima vista dal Medico di medicina generale, che la invia allo specialista di ORL o al foniatra per la diagnosi. In seguito possono intervenire il fisiatra, il logopedista, gli infermieri e gli operatori sanitari. Tutti hanno un ruolo fondamentale nella cura”.
Voi avete preparato un manualetto informativo con tutte le indicazioni necessarie, a chi è rivolto?
“È diretto principalmente alla popolazione anziana e, soprattutto, ai caregivers delle persone affette da questo disturbo, che spesso appartengono a fasce deboli, svantaggiate, con problemi di tipo cognitivo, o persone molto anziane”.
Perché è importante diffondere queste conoscenze?
“Perché la disfagia è un disturbo molto diffuso, anche all’interno delle residenze per anziani e delle RSA, ed è molto importante conoscere i metodi per affrontarlo nel modo migliore. Ci sono tanti accorgimenti, anche piccoli, da applicare nella preparazione e nella somministrazione dei pasti, che possono se non risolvere il problema almeno evitare gravi conseguenze affinché i pasti si svolgano in sicurezza, assicurando il fabbisogno nutrizionale giornaliero, preservando per quanto possibile l’autonomia nell’alimentazione e la possibilità di far scegliere il cibo in base ai gusti personali, variando solo il modo di prepararlo”.
Quindi oltre a redigere delle procedure operative condivise avete anche provveduto a formare il personale?
“Sì, abbiamo formato infermieri e operatori degli Ospedali Aziendali e delle residenze per anziani; nei casi di pazienti non ospitati in struttura, i logopedisti si occupano di istruire badanti e familiari nei periodi di ricovero. Abbiamo inoltre adottato una scala di valutazione comune per la disfagia e un utilizzo comune delle diete modificate: in questo modo, dopo la valutazione dello specialista, la mensa sa che quale tipo di preparazione alimentare deve inviare per ogni paziente in base alla gravità del disturbo. Durante i pasti ci sono operatori preparati ad hoc che vigilano sulle persone con problemi di deglutizione e insegnano loro le tecniche utili ad evitare che il cibo “vada di traverso”.
BOX
Ecco alcuni estratti dal manuale “Progetto disfagia: informazioni per affrontarla al meglio”.
Prima di mangiare:
1. Creare un ambiente favorevole al pasto: silenzioso e luminoso, non affollato, con televisione spenta ed evitando di parlare o porre domande durante l’alimentazione;
2. in caso di protesi dentale verificare che sia adeguata: se lasca è necessario fissarla o toglierla;
3. assicurarsi della pulizia del cavo orale eseguendo l’igiene orale sia all’inizio che al termine di ogni pasto;
4. non assumere cibi o bevande mentre si è stesi a letto, ma mantenere una postura corretta durante l’alimentazione: posizione seduta con il tronco a 90 gradi e la testa leggermente flessa in avanti; se si mangia seduti in carrozzina o in sedia appoggiare i piedi a terra o su sostegno e gli avambracci sul tavolo.
NB: Deglutire con il capo all’indietro è pericolosoDurante il pasto:
1. Rispettare i tempi personali di deglutizione, masticare a lungo il cibo e frazionare il pasto durante la giornata;
2. assumere il cibo in piccole quantità e aspettare che avvenga la completa deglutizione prima di assumerne ancora;
3. variare la dieta, prediligendo i cibi di facile gestione, omogenei;
4. bere solo quando non vi sono più residui di cibo in bocca, possibilmente lontano dai pasti, e a piccoli sorsi;
5. evitare per l’assunzione dei liquidi l’uso di cannucce, bottigliette o siringhe; utilizzare invece il cucchiaino o bicchieri bassi e larghi.
6. Durante il pasto eseguire delle deglutizioni a vuoto e dei colpi di tosse volontari per liberare il cavo orale e le vie aeree;
7. in caso di secchezza del cavo orale per scarsa salivazione può essere utile la saliva artificiale (da reperire in farmacia);
8. è utile attendere almeno mezz’ora dalla fine del pasto prima di coricarsi per evitare rigurgiti;
9. qualora permesso per l’assunzione dei farmaci è utile polverizzare le compresse e inglobarle negli alimenti.
Alimenti sì e alimenti noGli alimenti possono essere suddivisi a seconda della loro consistenza; lo specialista indicherà di volta in volta quale tipologia di alimenti potrà essere assunta. In generale gli alimenti devono avere una consistenza morbida, omogenea e liscia. Tanto più un alimento è omogeneo tanto più facile è la sua deglutizione; in linea generale il cibo deve esercitare il minor attrito possibile nel suo passaggio dalla bocca verso l’esofago. In caso di difficoltà nell’assunzione dei liquidi, con rischio di aspirazione, sarà indicato utilizzare appositi addensanti. In generale, gli alimenti controindicati sono quelli crudi, secchi, friabili, croccanti, fibrosi, appiccicosi.
Sono da evitare alimenti composti contemporaneamente da parti liquide e parti solide, poiché stimolano meccanismi di deglutizione diversi. I liquidi, in generale, sono a rischio; qualora permessi, devono essere senza residui (utile ad esempio porre attenzione ai residui di zucchero non completamente disciolto). Devono essere somministrati con estrema prudenza, a piccoli sorsi o con il cucchiaino da caffè, lontano dai pasti ma comunque in quantità adeguata.