EDITORIALE N. 85 – AGOSTO 2021
In questo editoriale, consentitemi di gioire ancora una volta, di continuare in quello strascico d’orgoglio che mi ha portata ad esultare per la vittoria agli Europei dei nostri campioni. E’ stata una partita “al
cardiopalma”, dove davvero l’esordio ha fatto tremare, quasi consapevoli che un goal così sfacciato e arrivato troppo presto, avrebbe potuto compromettere tutta la partita, buttando a terra il morale della ciurma. E invece abbiamo visto combattere, un esercito compatto grazie a Capitan Uncino, pardon, Mancini che alla fine si è lasciato andare alle lacrime. Qualcuno ha scritto sui social: “…Patetico, visto che abbiamo vinto ai rigori. Che vittoria è?” Invece io trovo che sia stata una vittoria super guadagnata, azione dopo azione e che quell’abbraccio con Vialli, proprio quel lasciarsi andare reciprocamente alle lacrime, sia stata la più bella cartolina che l’Italia potesse mai regalare al mondo, al di là della tecnologia del VAR, degli occhi puntati di milioni di telespettatori da ogni parte del globo terrestre. Un’immagine, quella lanciata con la vittoria e la coppa alzata al cielo, di un’Italia imbattibile nel calcio ma che mantiene in vita quell’alone di paese un po’ magico. Non a caso un giornale tedesco in un articolo metteva in evidenza, (la foto era quella di Mancini a bordo campo con la sua giacca chiara e la cravatta), come gli italiani siano in assoluto i più eleganti “…anche quando indossano soltanto le mutande.” Su questo avrei qualcosa da dire, personalmente, però fà piacere. Il buon Monty -Marco Montemagno- un paio di giorni dopo la vittoria, consigliava di far proseguire questa scia di celebrità, continuando a postare ogni giorno per tanto tempo, tutte le cose belle che possiede l’Italia, evitando di enfatizzare quelle meno positive.
Insomma, che il calcio abbia regalato una forte emozione e una voglia di riscatto di fronte al mondo, questo sì. Che il pianto di Vialli e Mancini ci abbia toccato il cuore, anche questo. Unica cosa, ci dovremo tenere quella strana malattia, mai così piacevole come in questo campionato di grande vittoria, chiamata “tifo”.