Editoriale
Alessandro Tich
InFormaSalute Italia, la rivista utile per la famiglia, ha sin dall’ inizio focalizzato il principale filo conduttore dei suoi contenuti nella prevenzione. Prevenire le malattie, e sapere come farlo, significa fondamentalmente garantire una vita migliore a se stessi e ai propri cari. So di scrivere una cosa ovvia, ma ogni tanto fa bene ricordarcelo. Ed è assai opportuno continuare a ricordarlo se è vero che, proprio nei giorni scorsi, il Ministero della Salute ha pubblicato nella sezione “Pubblicazioni in evidenza” sulla home page del proprio sito internet istituzionale un documentovademecum intitolato “Prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita”. La pubblicazione, redatta dal Gruppo di lavoro sulle malattie cerebrovascolari dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, consta di ben 54 pagine. Non si tratta del resto di un argomento da prendere alla leggera: come si legge nel testo, le malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale, oltre ad essere responsabili di circa un decimo degli anni persi per morte prematura o per disabilità. Sono anche responsabili di un considerevole carico sociale per il paziente e per i familiari che lo assistono. Con l’invecchiamento della popolazione, inoltre, è possibile prevedere nel tempo un incremento sia dell’incidenza totale dell’ictus, che rappresenta la manifestazione clinica di gran lunga più frequente, sia del carico sociale conseguente alla disabilità post ictus. La cosa che colpisce, in questo importante e interessante documento, è il capitolo dedicato ai “fattori di rischio”: 7 pagine piene che elencano e trattano in dettaglio i numerosi “nemici” della nostra salute cardio-cerebrovascolare. Quattro di questi sono fattori di rischio “non modificabili”, non dipendendo dai nostri comportamenti ma dalla nostra situazione genetica e ambientale: familiarità, genere, età e etnia. Tutti gli altri – e non li ho enumerati perché mi sarei perso nella conta – sono i fattori di rischio “modificabili”, quelli cioè che dipendono prevalentemente dai nostri stili di vita. Ai primi quattro posti della lista ci sono inevitabilmente i “Big Four”: i quattro comportamenti che possono incidere sensibilmente sulla comparsa delle patologie cerebrovascolari, così come di tante altre malattie. E si tratta del Tabagismo (fumo), della Sedentarietà/scarsa attività fisica, del Consumo rischioso e dannoso di alcol e della Scorretta alimentazione. Non mancano inoltre i “Fattori correlabili all’ambiente socio-familiare e alla depressione”. Lo status economico, il livello culturale, il tipo di professione e lo stress si associano infatti a un aumento del rischio di malattia cardiocerebrovascolare. Segue una lunga sfilza di altre malattie la cui compresenza può facilitare l’insorgenza di eventi patologici cardio-cerebrovascolari e che sono fattori di rischio “modificabili” nella misura in cui possono essere tenuti sotto controllo con le opportune terapie: Aritmie (ad esempio la fibrillazione atriale “aumenta di 4-5 volte il rischio di ictus e si associa a un aumento della mortalità e della disabilità”), Ipertensione arteriosa, Tachicardia, Ipertrofia ventricolare sinistra, Cardiopatie, Vasculopatie, Dislipidemie (valori elevati di colesterolemia totale e LDL, valori elevati di trigliceridi), Diabete mellito, Sovrappeso/obesità, Sindrome metabolica, Steatosi epatica non alcolica, Iperuricemia (livelli elevati di acido urico), Malattia renale, Anemia a cellule falciformi, Malattie infiammatorie intestinali croniche, Artriti croniche, Sindrome delle apnee ostruttive del sonno e altre patologie ancora tra cui l’Emicrania, in particolare se con aura, e le infezioni acute e croniche. Chiudono il corposo elenco dei fattori di rischio l’Uso di droghe, la cui assunzione “favorisce l’insorgenza di ictus o ne aumenta il rischio già in età giovanile”, e l’Esposizione ai fattori climatici e all’inquinamento atmosferico. Certamente i dati di questo documento – che poi affronta in particolare le diverse esigenze di prevenzione delle singole fasce di età della popolazione – ci mettono in guardia. Chiariamo però una cosa: non serve “rinunciare” drasticamente ai piaceri della vita per prevenire i danni cardio-cerebrovascolari. Sarebbe un’esagerazione. Ma cominciare a porre più attenzione su noi stessi è un modo intelligente per permettere di goderceli in una vita più sana e più lunga.