
Epidurale: quando il parto è indolore
Riduce il dolore, lasciando il piacere alla mamma di partorire.
Il trattamento epidurale è la somministrazione di farmaci con effetto antidolorifico e anestetico nello spazio peridurale.
Questo spazio si colloca a livello della colonna vertebrale, dove si trovano le radici dei nervi che sono il prolungamento del midollo spinale. L’effetto è legato al fatto che il farmaco viene in contatto diretto con queste strutture nervose, creando così l’effetto dell’analgesia cioè eliminando il dolore.
Intervista alla dott.ssa Laura Favretti, da ottobre in mobilità Unità operativa del reparto di ostetrica e ginecologia Ulss n. 15 dell’Ospedale di Cittadella (Pd).
Dott.ssa Favretti, da un punto di vista medico, quando si può decidere di applicare questa pratica?
Lo scopo dell’analgesia peridurale è eliminare il dolore, non esistono situazioni mediche in cui il dolore abbia uno scopo. Esiste l’indicazione medica all’utilizzo di questa procedura in presenza di valori elevati di pressione arteriosa, ad esempio nella patologia della gravidanza nota come gestosi, dato che permette un controllo migliore della pressione. In presenza di problemi cardiaci, va ad eliminare lo stress del dolore, permettendo così una funzione cardiaca migliore. Ma lo scopo principale è quello di ridurre, di fatto, il dolore del travaglio di parto.
Come si pratica?
Viene introdotto un cateterino – piccolo tubicino – attraverso un ago, pungendo lo spazio che si trova tra due vertebre della regione lombare fino a raggiungere appunto lo spazio peridurale. Attraverso questo piccolo tubicino, sono iniettati i farmaci per tutto il tempo che è necessario.
E’ a pagamento questo trattamento?
La Regione Veneto invita a considerare questa pratica come una prestazione che tutti gli ospedali dovrebbero offrire, almeno nelle 12 ore diurne, perciò compresa in quelli che sono chiamati LEA – livelli essenziali di assistenza – come LEA non può essere a pagamento, anche se in alcune realtà l’impossibilità di istituire un servizio di anestesia che possa coprire questa necessità, ha creato dei servizi che effettivamente vanno pagati.
L’epidurale può far ridurre la partecipazione della partoriente al parto?
La donna non può non partecipare al parto, a meno che non sia incosciente, ricordiamoci che non è il dolore ad aumentare la partecipazione, anzi è proprio il dolore che rende la nascita talvolta un brutto ricordo. Vivere il travaglio e il parto senza dolore, significa avere la possibilità di apprezzare questo evento in tutto il suo significato.
I tempi del parto sono uguali se si partorisce con l’epidurale?
Su questo argomento è stato scritto molto, per cui si possono trovare opinioni anche apparentemente discordanti. I tempi dipendono dal tipo di farmaci che vengono utilizzati, comunque possiamo dire che ormai tutti concordano sul fatto che non ci sono diversità nei tempi del travaglio, mentre il periodo espulsivo è più lungo per cui, a dilatazione completa, è preferibile aspettare prima di invitare la donna a spingere.
Questo trattamento ha effetti collaterali alla mamma o al bambino?
Come tutte le pratiche mediche ci possono essere effetti collaterali, più per la madre che per il bambino. Sono comunque molto rari, tanto da poter considerare questa pratica oramai sicura. Non dimentichiamo che la maggior parte dei paesi sviluppati la considera una pratica di routine, con punte di utilizzo oltre 80% dei parti.
Abbiamo visto che l’epidurale è una pratica che riduce il dolore, ha effetti collaterali molto bassi. Per concludere, l’epidurale abbisogna degli esami preventivi oppure basta la volontà della mamma al momento di partorire?
Sono gli anestesisti che decidono quali esami eseguire. Generalmente sono richiesti gli esami per la coagulazione, un’ informazione corretta della donna e la firma di consenso come di prassi ed un incontro singolo o collegiale con un anestesista che possa fornire una corretta informazione e valutare se vi siano delle situazione che ne controindicano l’uso.
di Endrius Salvalaggio