
I colori della vita
UNA SARCOMA DA BAMBINO, UNA GAMBA AMPUTATA E TANTA POSITIVITÀ DA TRASFERIRE AGLI ALTRI
L’“Hospital Art” di Michele Birro: con le sue creazioni artistiche ha abbellito il reparto di Pediatria dell’Ospedale di Monselice.
Alessandro Tich
La forza di non arrendersi mai e di infondere anzi gioia e allegria ai bambini che, come lui da piccolo, devono trascorrere dei periodi di cura in Ospedale?
Ha un nome e un cognome: quello di Michele Birro, 46 anni, che vive con la moglie a Ospedaletto Euganeo in provincia di Padova. Aveva appena 10 anni Michele quando gli venne diagnosticato un sarcoma alla gamba destra. Un lungo ricovero, 18 cicli di chemioterapia (“una cosa atroce”, ricorda), 8 interventi chirurgici (“un calvario, sospeso tra la vita e la morte”), compreso quello che gli amputò una gamba. “I medici dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna – racconta oggi – mi dissero di scegliere: o rischiare la cancrena, e la vita, o rimanere senza una gamba. Non ho avuto dubbi”. E da oltre 15 anni Michele, diplomato all’Istituto d’Arte, è un dipendente del Sistema sanitario: fa l’amministrativo all’Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Monselice. Ma, grazie alla sua vena artistica, si occupa anche di cartellonistica: e lì tra i reparti, gli ambulatori e le corsie, ha deciso di fare qualcosa per i bambini del reparto di Pediatria dello stesso Ospedale di Monselice. Quelli che, come è capitato a lui, si trovano ricoverati. Anche perché prima del sarcoma, quando aveva solamente 3 anni e mezzo, Michele Birro venne investito da un’auto: rotti entrambi i timpani, sordità del 90% superata grazie all’ausilio di apparecchi acustici. Insomma una vita in salita, ma una battaglia per la salute e l’autonomia totalmente vinta. “So cosa significa essere in cura – afferma -, mi rivedo negli sguardi di questi bambini, e ho deciso di fare qualcosa per loro”. I colori, che “non sono tossici e sono fatti apposta per i bambini”, gli vengono regalati da uno sponsor di buon cuore, Simone Bertolini. Il resto è tutta farina del suo sacco, o se preferite della sua tavolozza: un mondo immaginario zeppo di fantasia, creatività e ingegno.
E così, ad esempio, grazie al suo tocco artistico l’estintore del reparto si è trasformato nella bombola di un sub che esplora il fondo del mare. Dal quadro dei contatori, invece, spuntano i paffuti e occhialuti Minions. Ci sono anche l’ippopotamo che si dondola in altalena, i topolini che volano appesi a palloncini, elefanti sorridenti, gufi ammiccanti, celestiali volpi, allegri cavallini. Insomma: c’era una volta la street art. Adesso c’è “l’hospital art”, l’arte che si cala tra le mura dell’ospedale: la mano felice è quella di Michele che trasferisce la bellezza, la forza, la vitalità che ha dentro alle sue matite, colori e pastelli. Fioriscono così meraviglie per gli occhi, che riscaldano gli ambienti di ricovero e cura. E accarezzano, con una pennellata di incanto, i cuori. “La vita è un destino che va apprezzato – sottolinea l’autore, che porta una protesi alla gamba destra ed è completamente autonomo -. Io vivo di idee, mi piace trasmettere agli altri la forza per non fermarsi, per combattere e vincere. Io oggi vivo la vita appieno, ne ho capito il valore e non ho paura di niente”. “Ci sono storie di vita – commenta il Direttore Generale dell’Ulss 6 Euganea Domenico Scibetta – che sono esse stesse opere d’arte, tanto trasudano di coraggio, tenacia, positività e davanti alle quali non si può che rimanere ammirati e ammutoliti da tanta incantevole bellezza. Autenticamente grazie a Michele, “writer” di emozioni esistenziali che si fanno accoglienza ospedaliera.” Adesso l’arte di Michele Birro sta per travalicare il reparto di Pediatria per estendersi a Radiologia e a Psichiatria. Perché anche agli adulti piace sognare. E a noi di InFormaSalute piace segnalarlo, in questa che vuole essere la nostra bella e edificante storia di Natale.