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Il divezzamento e i suoi perché

Divezzamento: è questione di indipendenza dalla mamma

Dal sesto mese di vita compiuto, il latte materno da solo non è più sufficiente a soddisfare i bisogni nutritivi del bambino. Si può iniziare dunque il così detto svezzamento, con l’aggiunta di cibi solidi e semisolidi (biscotti, frutta, minestrine). A questa età il bambino è ormai pronto da ogni punto di vista (psicologico, motorio, digestivo) ad un tipo di nutrimento diverso dal latte materno e potrà accettare il cucchiaino e gestire la deglutizione di cibi densi.

Se da una parte stiamo per introdurre cibi complementari, dall’altra parte però dobbiamo evitare di aggiungerne (ad esempio lo zucchero perché può favorire le carie, il sale perché è già contenuto a sufficienza nei cibi, il miele mai sotto l’anno di vita perché potrebbe contenere un batterio molto pericoloso, il botulino). Meglio evitare alimenti a contenuto ridotto di grassi come certi tipi di latte e yogurt, perché il grasso è importante per un organismo in crescita, specialmente per il cervello.

Incontriamo la Dott.ssa Antonella Diamanti, responsabile di Nutrizione Artificiale e la Dott.ssa Daniela Marino, capo tecnico Nutrizione Artificiale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Dott.ssa Diamanti, con il termine divezzamento cosa s’intende?

Divezzamento significa l’introduzione di un’alimentazione complementare del lattante e quindi si integra l’allattamento al seno o con il biberon, con i pasti con il cucchiaino. Questo tappa della vita del bambino rappresenta una vera rivoluzione e richiede pazienza e consapevolezza. 

Quando il divezzamento diventa necessario?

La Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione pediatrica (ESPGHAN) e la Accademia Americana di Pediatria (AAP) sono concordi nel ritenere il periodo dal 4^ al 6^ mese in avanti il periodo giusto, perché il latte diventa insufficiente per il bambino. Ovvero, per soddisfare le richieste fisiologiche di macro e micronutrienti del bambino in crescita, soprattutto relativamente all’apporto energetico, di ferro, di zinco e di vitamine liposolubili come A e D. Diventa dunque determinante il supporto dato dall’introduzione graduale dei nuovi alimenti.  Ma il divezzamento risponde anche un’altra esigenza del bambino e cioè quella di acquisire una graduale autonomia dalla madre.

A livello gastrointestinale cosa succede ai bambini che stanno divezzando?

Tra il 4° e il 6° mese di vita risulta il momento migliore per l’introduzione di nuovi cibi, proprio perché in questo periodo si stimola la tolleranza agli alimenti.  In questo periodo, l’apparato gastrointestinale raggiunge la piena maturazione funzionale dal punto di vista enzimatico e immunologico. In merito al rischio di sviluppo di celiachia, rischio complessivamente legato a fattori genetici, immunologici e ambientali, gli studi più recenti ci affermano che né l’età né la quantità di glutine hanno un peso. Per tale motivo, gli alimenti che contengono glutine possono essere introdotti in qualsiasi momento dopo il 6° mese di vita.

Dott.ssa Marino indicativamente quanti pasti deve assumere un bimbo divezzante?

La regola fondamentale è che la crescita di un bambino è inversamente proporzionale ai numero di pasti che deve assumere. Voglio dire, più grande è un bambino e minore sarà il cibo che deve consumare. All’inizio del 6° mese i pasti dovrebbero essere 5 o 6. Lo svezzamento inizia, pertanto, con la sostituzione di uno di questi pasti con la prima pappa. Dopo circa 1-2 mesi le pappe saranno 2 e i pasti di latte 3 o 4. Ma lo svezzamento non obbedisce a regole matematiche: spesso è proprio il bambo a sapere quanti pasti fare!

A cosa dobbiamo porre l’attenzione?

Per quanto riguarda gli apporti calorici, il fabbisogno energetico necessario è compreso tra 70 e 75 calorie/Kg di peso corporeo suddiviso tra i diversi macronutrienti, quali: proteine, lipidi e carboidrati. Le recenti indicazioni dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) ci dicono che l’apporto maggiore deve provenire da carboidrati e grassi (rispettivamente il 43 e il 40%) e solo il 7-8% deve essere introdotto sotto forma di proteine. Sono necessarie, inoltre, alcune precauzioni su come distribuire correttamente i nutrienti.

Un occhio di riguardo va dedicato alla quota proteica. Nella vita di tutti i giorni, l’esigua quantità di proteine raccomandata dai nuovi LARN si scontra facilmente con la possibilità di scelta degli alimenti tipici del secondo semestre. Una strategia, dunque, per contenere l’eccesso proteico, è quella di proseguire con l’allattamento al seno o il consumo di latte di formula (postdatando al primo anno d’età l’introduzione del latte vaccino, che ha un alto contenuto di proteine e di sali). Occorre inoltre limitare la razione proteica prevista per il pranzo e/o la cena.

di Endrius Salvalaggio

Endrius Salvalaggio

Redazione InFormaSalute



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