Alessandro Tich
Toglietemi tutto, ma non la farmacia.
Secondo una recente indagine del Censis sulle aspettative e le le valutazioni
dei cittadini sulla Sanità, il giudizio migliore spetta alla farmacie, i cui
servizi sono ritenuti “di buona qualità” dal 62% degli italiani, “sufficienti”
dal 35% e “mediocri o scarsi” da appena il 2%. Un risultato che dimostra come
l’utenza abbia ha colto positivamente la trasformazione delle farmacie in
presidi socio-sanitari con una gamma di attività che prevede – tra le altre
cose – l’erogazione di servizi di primo livello come i prelievi o la
misurazione della pressione, la partecipazione ai servizi di assistenza
domiciliare integrata e la consegna dei farmaci e dei dispositivi medici a
domicilio.
Il ventaglio di cose da fare è molto ampio
e a confermarcelo è il dr. Alberto Fontanesi, farmacista a Cartigliano e
presidente di Federfarma Vicenza, l’associazione dei titolari di farmacia della
provincia di Vicenza.
– Dr. Fontanesi, com’è cambiato negli ultimi anni il
ruolo del farmacista?
-“Il ruolo del farmacista è cambiato in
maniera sostanziale. In passato, fino a 30-40 anni fa, il farmacista preparava
anche i farmaci e nell’accezione del cittadino era ancora più evidente che
fosse a conoscenza del farmaco. Adesso come allora il farmacista è sempre stato
anche un consulente per i piccoli problemi di salute e forse anche qualcosa di
più. La periodicità della frequentazione dei cittadini in farmacia, favorita
anche dagli orari di apertura, ha permesso inoltre di instaurare un rapporto
umano tra il farmacista e il paziente, per cui il cittadino ha molta confidenza
nei nostri confronti. Proprio per questo motivo la recente indagine del Censis
colloca le farmacie al primo posto per la valutazione da parte dei cittadini
tra le varie istituzioni sanitarie. Ma non è una novità: una precedente
indagine della ConfCommercio sulla “fiducia degli italiani” aveva visto al
primo posto i carabinieri, e al secondo i farmacisti. Ci fa piacere, la nostra
professione è in costante evoluzione e il rapporto con il cittadino a volte si
intensifica in quei servizi che la farmacia svolge come vero e proprio presidio
del Servizio Sanitario Nazionale.”
– Servizi di che tipo?
-“Per entrare nel merito, in farmacia ad
esempio viene effettuata tutta una serie di attività di informazione sanitaria.
Attraverso le farmacie transitano molte campagne di informazione e
sensibilizzazione sanitaria rivolte alla popolazione, come il “Progetto Diabete” o la campagna di
misurazione gratuita della pressione . Si collabora poi attivamente con le Asl
negli screening di prevenzione. Per fare un esempio, abbiamo di recente
collaborato e stiamo collaborando tuttora con la campagna di screening
dell’Ulss n.3 per la prevenzione del tumore al colon retto. Vengono poi svolti
servizi che sono particolarmente apprezzati perché permettono di risparmiare
tempo e denaro, con risposte che vengono date vicino a casa. E’ il caso del
servizio di distribuzione dei referti dell’Asl di Bassano, che ha fatto scuola
anche in altre Asl della provincia. In altre zone della provincia le farmacie
effettuano anche le prenotazioni delle visite specialistiche o provvedono alla
consegna domiciliare dei farmaci ad anziani e disabili. Le farmacie, inoltre,
distribuiscono anche i farmaci di proprietà dell’Asl, che sono generalmente
farmaci innovativi e che vengono distribuiti al paziente con l’opportuna
cognizione di causa.”
– Il farmacista, cioè, va oltre l’attività di pura
“vendita” del farmaco…
– “Esattamente. Non si tratta di un puro e
semplice lavoro di distribuzione. Il farmacista non è un commerciante di
farmaci, ma un professionista che ha studiato cinque anni, è un esperto in
farmaci ed è l’unica figura professionale in grado di fare una verifica
sull’opportunità del farmaco, sulla corretta modalità di assunzione dello
stesso e sulle eventuali controindicazioni che potrebbero esistere. Per poter
operare abbiamo inoltre l’obbligo di aggiornamento periodico e tutti i
farmacisti della provincia di Vicenza, ad esempio, hanno seguito un corso di
aggiornamento indirizzato alla conoscenza farmacologica dei farmaci
innovativi.”
– La fiducia che il cittadino pone nei vostri
confronti non può essere talvolta eccessiva, scambiando il vostro ruolo con
quello del medico e pensando la farmacia sia una specie di “ambulatorio” a cui
rivolgersi per un problema di salute?
– “Il farmacista deve saper fermarsi al
momento giusto. Non sconfiniamo mai nella professione medica, ci limitiamo alla
terapia. Il 10% delle farmacie della provincia di Vicenza, a rotazione, rimane
aperto 24 ore su 24 e pertanto siamo il presidio sanitario più facilmente
accessibile. Per questo a volte può succedere, soprattutto nell’apertura di
turno il sabato o la domenica, che il cittadino passi da noi per chiedere
informazioni sul suo stato di salute o per rendersi conto della gravità di un
problema. Noi possiamo consigliarlo a rivolgersi al medico di guardia o al
Pronto Soccorso nei casi di necessità.”
– Quella del farmacista, come dice lei, è una
professione in continua evoluzione. Qual è in questo senso il compito di
Federfarma?
– “Federfarma Vicenza è un organismo
sindacale che tutela l’immagine della categoria e supporta gli associati, che
sono tutti i farmacisti della provincia di Vicenza, nei nuovi obblighi a cui
devono ottemperare. Come altri presidi sanitari, anche le farmacie si trovano
oggi ad espletare delle incombenze burocratiche che prima non c’erano e che
portano via moltissimo tempo. Ad esempio, noi farmacisti dobbiamo fornire tutti
i dati relativi alla distribuzione dei farmaci al Servizio Sanitario Nazionale
e tutti i dati delle ricette che passano in farmacia vengono trasferiti ad un
database dello Stato. Una volta spedire una ricetta era una pratica più veloce
e avevamo più tempo da dedicare ai nostri clienti per dare delle informazioni.
Continuiamo a farlo, ma siamo oberati da obblighi aggiuntivi a seguito
dell’introduzione del codice a barre e della tessera sanitaria. La Federfarma
cerca di aiutare il più possibile i farmacisti nello svolgimento di questi
impegni ma anche di valorizzare il lavoro e la professione del farmacista
proponendo iniziative alle autorità sanitarie che possano venire incontro alle
necessità dei cittadini.”
– Insomma, l’auspicio sarebbe quello di avere meno
carte e più lavoro “in prima linea” dietro al bancone…
– “La cosa che ci piacerebbe fare di più
sarebbe quella di fare i farmacisti, e finalmente dedicare la maggior parte del
nostro tempo al rapporto col cittadino-paziente e in questo modo valorizzare
quelle che sono le nostre prerogative.”