
Rientro dei figli a scuola: gli step da seguire
Rientro dei figli a scuola: l’importante è essere stati preparati. Ecco cosa tenere presente ad ogni inizio anno.
Intervista alla dott.ssa Ornella Minuzzo, psicologa-psicoterapeuta-neuropsicologa, presidente dell’Associazione Psicologi Marosticensi.
Da quasi due mesi è ricominciata la scuola, eppure forse non tutti i genitori sanno che vi sono dei consigli che se attuati, aiutano gli alunni ad affrontare meglio l’anno scolastico.
Step da seguire con attenzione e da annotare, come fosse la preparazione dei bagagli per la partenza di un nuovo viaggio.
Come dovrebbe avvenire l’ingresso alla scuola primaria?
Per praticità di esposizione individuiamo tre parole chiave: il linguaggio, la manualità, le abilità sociali.
Sul linguaggio possiamo dire che già nella scuola dell’ infanzia i bambini vengono stimolati, mirando all’aumento del numero di vocaboli conosciuti e alla pertinenza nell’uso. Sinergicamente anche a casa andrebbe arricchito con un’adeguata stimolazione e se possibile anche con una varietà adeguata di letture, eseguite dall’adulto: partendo dalle fiabe comprendendo via via gli altri saperi.
Alla lettura deve seguire (o precedere) la conoscenza per esperienza diretta del mondo naturale. Non si tratta di spingere precocemente verso un campo o un altro del sapere, piuttosto di seminare stimoli, interessi, sollecitare passioni.
Il linguaggio numerico, la rappresentazione di piccole quantità, l’associazione di oggetti, la rilevazione di caratteristiche particolari, le similitudini, le assonanze e le differenze si collocano come prerequisiti matematici e geometrici.
Sulla manualità, cosa si deve tenere presente?
Come il linguaggio verbale racconta il nostro mondo e le nostre esperienze, allo stesso modo la capacità di controllo del movimento fine (mano) e del corpo, corrispondono ad altrettante strutture mentali.
Quindi, corpo e mani vanno usati fin da piccoli e i gesti da più grossolani si faranno via via non solo più elaborati e fini ma anche meglio diretti: disegnare, dipingere, colorare rispettando i margini, plasmare, ritagliare e piegare… Si affina il movimento, il gesto e anche la mente e la capacità di cogliere e guardare.
Il bambino inoltre deve essere in grado di socializzare, entrare in relazione con gli altri, riconoscendo e rispettando i suoi e altrui “confini” e le regole del gruppo.
Occorre saper leggere e scrivere prima dell’ingresso nella scuola Primaria?
Porsi il problema se è meglio iniziare la scuola sapendo o no già scrivere è un falso problema, poiché i primi sei mesi di scuola sono comunque dedicati all’aspetto tecnico, sia che i bambini sappiano scrivere o meno.
Non si risolve invece in pochi mesi il discorso “prerequisiti” substrato del leggere, contare, scrivere e comprendere, che sono la risultante di un bagaglio che si forma negli anni precedenti la scuola Primaria. Oltretutto, se davvero lo scopo è quello di portarsi avanti rispetto al programma di prima e non il tentativo di assecondare la curiosità del piccino, la cosa può rivelarsi anche controproducente.
Due i rischi: che il bambino abbia a noia la scuola ancora prima che questa inizi; e che, avendo appreso la parte più complicata del programma per conto suo, una volta in classe si assuma un atteggiamento saccente nei confronti dei compagni che stanno ancora imparando.
Ci parli del passaggio agli altri ordini di scuola…
Altri momenti che richiedono attenzione da parte dei genitori e dove sarebbe utile preparare i ragazzi prima dell’ingresso, sono il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria, di primo grado ( le medie) e successivamente a quella di secondo grado (le scuole superiori). Sono fasi critiche che comportano la perdita di amicizie, di luoghi e persone familiari e anche di stili di vita perché mano a mano che si procede nello studio aumentano le difficoltà e l’impegno nello studio pomeridiano. E’ bene rendere di ciò consapevoli i ragazzi e prendere visione del Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) che rappresenta la carta d’identità della scuola.
Una particolare attenzione va posta quando il proprio figlio presenta disturbi dell’attenzione o Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA-Legge 170/2010) che prevedono una certificazione che va presentata in segreteria della scuola in modo che gli insegnati possano attuare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) o altri problemi che comportino ricadute sul rendimento scolastico del ragazzo di cui vanno informati gli insegnanti.
di Angelica Montagna