
ULSS1 DOLOMITI: TERRITORIO VASTO E ALTO INDICE DI VECCHIAIA
Intervista al Direttore Generale Ulss1 Dolomiti D.ssa Maria Grazia Carraro
La nostra rivista sta per concludere il suo viaggio ideale attraverso le Ulss del Veneto. Abbiamo avvicinato molti Direttori generali, comunque in un momento di grande criticità, per un’emergenza non ancora passata. Eppure la mia curiosità, va in quel territorio di montagna che, sicuramente presenta delle difficoltà tutte sue, non fosse altro che per la vastità del suo territorio. Un quadro della situazione, ci viene fornito dalla dottoressa Maria Grazia Carraro direttore generale dell’Ulss1 Dolomiti. Chi la conosce da tempo la definisce “donna energica, determinata, sempre con il sorriso e con la grandissima propensione/capacità di fare squadra.”
Innanzitutto quali sono i numeri che ruotano attorno alla Vs. realtà, per quanto riguarda la pandemia?
L’Ulss Dolomiti ha un bacino di popolazione di circa 200 mila abitanti. Attualmente abbiamo oltre 8 mila attuali positivi, da inizio emergenza ci sono stati in questo territorio oltre 37 mila positivi. In particolare nella seconda e terza ondata qui si sono registrati numeri alti, mentre in questa quarta ondata, al momento, l’incidenza è inferiore ad altre zone del Veneto e d’Italia. Anche l’incremento della mortalità complessiva nel 2020-2021 rispetto alla media 2017-2019 è inferiore alla media regionale.
Il numero di ricoveri di pazienti covid attualmente consente il mantenimento di quasi tutte le attività ospedaliere, sia urgenti che programmate.
Una peculiarità della nostra Ulss è l’uso degli anticorpi monoclonali attraverso un percorso che prevede la chiamata attiva dei pazienti eleggibili da parte dei medici della UO Malattie infettive: sono circa 300 le persone trattate ad oggi, con altrettanti potenziali ricoveri evitati.
Come vi siete organizzati per le vaccinazioni?
Devo dire che la campagna vaccinale in questo territorio è stata gestita in modo corale: oltre alle strutture aziendali (Dipartimento di Prevenzione, Distretti, Ospedali) fin dall’inizio, sono stati in prima linea i Medici di medicina generale, le amministrazioni comunali, che hanno messo a disposizione la logistica per sedute nel territorio, e numerosissimi volontari, in particolare alpini e protezione civile, che da oltre un anno curano la logistica delle sedute in modo instancabile. Non solo, anche il mondo degli imprenditori, dello sport, della scuola e delle associazioni di volontariato oltre al tessuto economico e alle Forze dell’Ordine hanno preso parte in modo attivo alla campagna vaccinale attraverso diverse iniziative di sensibilizzazione. Insomma, un vero lavoro di squadra.
Ad oggi, l’84% delle popolazione over 5 anni è coperta con almeno una dose di vaccino e il 75% degli eleggibili ha già ricevuto la dose booster.
E per quanto riguarda i tamponi? In altre realtà, vi sono problemi di code, di attese, talvolta al freddo…
Per i tamponi è stato scelto fin dall’inizio il sistema drive-in che consente sicurezza e confort per il paziente che attende il suo turno in auto. Sono presenti 4 punti attivi in Cadore, Agordino, Alpago e Feltrino oltre a un punto dedicato esclusivamente ai bambini sintomatici a Belluno e un punto tamponi all’ospedale di Cortina. Abbiamo un alto tasso di tamponi per 100 mila abitanti, grazie anche al lavoro capillare fatto dalle farmacie del territorio con i tamponi antigenici.
Nel reparto di terapia intensiva, qual è la situazione?
Attualmente abbiamo 6 pazienti in Terapia Intensiva, tutti non vaccinati.
Al di là dell’emergenza, l’Azienda Sanitaria Dolomiti, lo dice il nome stesso, ha delle caratteristiche tutte sue, visto il territorio. Quali sono le problematiche specifiche che potete incontrare?
La particolarità dell’Ulss Dolomiti è il territorio molto vasto (pari a un quinto del Veneto), con lunghi tempi di percorrenza da una zona all’altra, con bassa densità abitativa e alto indice di vecchiaia. La difficoltà maggiore nell’organizzazione dei servizi è la carenza di professionisti, soprattutto per la medicina territoriale e per alcune specialità. Anche su questo punto Azienda e territorio stanno rispondendo in maniera compatta offrendo benefit, come l’appartamento, ed incentivi ai professionisti che scelgono la nostra azienda.
Qual è il “fiore all’occhiello di questa Ulss da Lei diretta e cosa invece va migliorato?”
Il fiore all’occhiello sono sicuramente i dipendenti di questa Azienda: persone professionalmente molto competenti che sanno abbinare anche l’attenzione alle persone, con un forte senso di appartenenza e una grande generosità nel dedicarsi al lavoro. Anzi, sono più orientati a lavorare che a raccontare quello che fanno. Le nostre strutture, inoltre, possono contare su dotazione tecnologiche importanti e allo stato dell’arte e continuano gli investimenti.
Il mio impegno è quello di far conoscere questa realtà anche all’esterno per attrarre nuovi professionisti: qui possono trovare un ambiente frizzante e una rete professionale ricca, che può far crescere le competenze, e attiva anche nella ricerca. Inoltre, il territorio offre una alta qualità di vita, immersi nella bellezza di paesaggi mozzafiato, dove è possibile praticare con facilità ogni tipo di sport e dove sono presenti diversi servizi per le giovani famiglie. In ulss, ad esempio, abbiamo un nido aziendale per i dipendenti e offriamo alloggi per i giovani professionisti, oltre a formazione specifica e incentivi economici ad esempio per la continuità assistenziale.
Un altro punto che sto potenziando insieme alla mia squadra sono i servizi territoriali attraverso la telemedicina: qui ci sono diverse potenzialità da sviluppare per potare i servizi vicino ai cittadini e ridurre gli spostamenti e i tempi di percorrenza.
Se potesse anche lei possedere una bacchetta magica, in questo momento, (fine dell’emergenza covid a parte), per che cosa la userebbe? Quale desiderio?
Vorrei attrarre nuove professionisti e far crescere l’organizzazione in una ottica di sistema: ci sono diverse opportunità da sviluppare per potenziare i servizi offerti ai nostri assistiti, sia negli ospedali che nella medicina territoriale, e far sì, insieme alle altre istituzioni del territorio, che la montagna torni a vivere in salute e benessere.